Non solo videogiochi ...




Generazioni di ragazzi sono cresciuti e continuano a crescere a pane, Nutella e videogiochi. Ma perché, nonostante in commercio ci siano giochi bellissimi, bici da mille prestazioni, monopattini anche elettrici, tutti continuano a preferire i videogiochi?

Ne parliamo con Alberto Pellai, psicoterapeutica dell’età evolutiva e ricercatore presso il dipartimento dell’ Università degli Studi di Milano.

Cosa affascina dei videogiochi?

Hanno una stimolazione e una capacità di eccitazione infinitamente superiore ai giochi della vita reale. Dentro lo schermo le esperienze viaggiano ad una velocità maggiore, il che permette ai ragazzi di sentirsi più veloci, potenti ed eccitati, con il rischio che il videogioco “agganci” il loro cervello fino a creare dipendenza.

Spesso i videogiochi non sono semplici passatempi, ma intrattenimenti ad alto coinvolgimento e business. Cosa ne pensa di Fortnite che quest’ estate ha organizzato un Campionati Mondiale e il vincitore si è aggiudicato ben 3 milioni di dollari?

Fortnite è un fenomeno planetario, è una commistione di più fattori: generare competizione, far giocare contemporaneamente più ragazzi con meccanismi di attivazione di adrenalina e ormoni della neurobiochimica che creano eccitazione potente e fortissima dipendenza. Il gioco, altamente “immersivo”, è classificato come “13+”, significa che è per ragazzi con più di 13 anni. Per i minori di questa età può diventare pericoloso, non essendo i più giovani capaci di autoregolarsi rispetto al potere di questo gioco. E poi attenzione: la dipendenza da videogioco fa perdere le priorità e gli altri interessi alla vita, ruba ai ragazzi la voglia di fare altre cose.



Quale è il giusto tempo da dedicare ai videogiochi?

In generale 45 minuti al giorno, inoltre i ragazzi non devono dedicare più di 2 ore alle attività legate allo schermo ( televisione compresa) nel corso della giornata.

RICORDIAMOLO: non ci sono solo i videogiochi! In età evolutiva bisogna fare tante esperienze, variare le attività. Se si fanno cose solo dentro lo schermo, si perdono le competenze per gestire la vita reale.

Se i ragazzi scelgono i videogiochi, le ragazze sembrano preferite dai social, dove dicono di sentirsi più a loro agio nelle relazioni. Quali le conseguenze nella crescita, nell’ inserimento della società?

Se uno coltiva contatti on line e non crea legami e relazioni nella vita reale, alla fine rende tutto finto. Uno degli aspetti più preoccupanti è che si perde l’ empatia, ovvero il sentire che cosa prova la persona davanti a me. Ci si abbandona allo scrolling dei tanti contatti, con il pollice perennemente pigiato sul cellulare, poi non si è intimiditi con nessuno.

Questo racconto mi ha colpito:

una ragazzina è stata lasciata con un sms dal suo innamorato, è andata da una amica per essere consolata e questa l’ ha ascoltata ma intanto ha fatto milioni di cose con il cellulare, senza guardarla in faccia, senza sintonizzarsi con la sua tristezza.

Il rischio dei social è di non riuscire più a gestire le relazioni reali. Siamo affamati di iperstimolazioni e non di relazioni profonde!

Molti ragazzi aspettano il natale, il compleanno o la prima comunione per ricevere in regalo tablet e telefonini. E’ giusto assecondare questi loro desideri?

sono papà di 4 figli e la nostra regola di famiglia è: il primo cellulare alla fine della terza media. Certo, i miei ragazzi sono stati molto sostenuti ad avere una vita sociale e relazionale intensa, potendo invitare amici a casa per pranzo, cena o dormire. Ho sempre insegnato loro a non sentirsi diversi perché non avevano whatsapp e amici virtuali, bensì reali con cui fare e condividere tante cose.

Ai ragazzi provo sempre a suggerire altri regali per le occasioni importanti, capaci di stimolare nuovi interessi: una chitarra, una tastiera, un cavalletto con tempere da pittori e perché no, un bel viaggio, approfittando di low cost.

Un consiglio per prendere ciò che di buono offrono videogiochi e tecnologie...

Se non se ne abusa, si rispettano i tempi concordati con i genitori, si hanno ben presenti le priorità della vita quotidiana, come la scuola, gli amici o l’ oratorio, anche un videogioco può diventare divertente, ricordando che la gran parte delle esperienze proposte sullo schermo, dalla partita a calcio a quella di carte al gioco olimpico, le possono fare dal vivo, con amici in carne ed ossa.

Tratto tratto da La Fiaccolina – nr. 1 gennaio 2020




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