UN LIBRO CONSEGNATO PER LA VITA DELLE COMUNITÀ
Sappiamo bene che la Bibbia è la storia di un popolo (Israele e le comunità cristiane, poi) che diventa libro. La comunità credente è una comunità che vive e racconta il senso del suo vivere. Di fronte al libro Bibbia che ci viene consegnato, occorre comprendere gli avvenimenti suscitati da Dio in mezzo al popolo. Una storia da interpretare e da raccontare, dunque. Ma, come raccontarla?
Vale la pena di ricordare una pagina notissima di M. Buber: «Si pregò un rabbì, il cui nonno era stato alla scuola di Baalschem, di raccontare una storia. “Una storia” -egli disse- “la si deve raccontare che possa essere di aiuto”. E raccontò: “Mio nonno era paralitico. Un giorno gli si chiese di narrare una storia del suo maestro. E allora prese a raccontare come il santo Baalschem, quando pregava, saltellasse e ballasse. Mio nonno si alzò in piedi e raccontò. Ma la storia lo trasportava talmente che doveva anche mostrare come il maestro facesse, saltando e ballando anche lì. E così, dopo un’ora era guarito.
È questo il modo di raccontare le storie», Narrare significa allora cogliere la logica con la quale la storia salvifica va accolta e professata: solo la narrazione ci costringe a guardare a Dio e alla sua gratuità e non all'uomo e agli sforzi che egli fa per raggiungerlo.
L’annuncio presuppone la lettura
Occorre che le comunità cristiane trovino la forza di apprendere il gusto di leggere il testo biblico. Leggerlo; non solo ascoltare qualche commento, per quanto valido e approfondito. E in questo cammino di lettura, il punto di partenza irrinunciabile è il testo: un testo da leggere. Ma leggere un testo non significa cercare in esso - subito e immediatamente - un senso unico e chiaro una volta per tutte. Il testo è come un «tessuto» nel quale i diversi elementi, con specifiche sottolineature e relazioni, si rimandano e sono -per questo- suscettibili di pluralità di accentuazioni e di significati.
In questa prospettiva il testo è sempre nuovo, sempre soggetto ad ulteriori approfondimenti. Ed è possibile che uno stesso testo «sia aggredito» da più punti di vista, evitando di assolutizzarne solo uno, svelando così al lettore un'inattesa pluralità di significati. Un testo va letto, poi, rispettando le regole che lo determinano in quanto tale (epoca, genere letterario...) e utilizzando le diverse metodologie di lettura che permettono di cogliere tutte le inesauribili profondità. Il senso ricavato da un testo dovrà essere coerente con gli elementi che lo costituiscono come tale.
Leggere un testo significa cogliere gli intrecci in esso presenti, i meccanismi che lo strutturano in quanto tale e i diversi elementi che lo compongono. Per poter fare ciò è necessario saper utilizzare alcune tecniche di lettura. Sono certamente utili le diverse introduzioni. Ma è necessario arrivare ad impossessarsi di alcuni strumenti semplici che permettano al lettore di studiare il testo, di misurarsi con esso prima ancora che con i commenti fatti al testo. È il testo il punto di riferimento! Una prospettiva, questa, troppo spesso dimenticata.
La pazienza dell’ascolto
È un'illusione pretendere di passare subito dalla lettura del testo alla sua attualizzazione (al «che cosa mi dice, oggi») scavalcando il momento dello studio-approfondi- mento. Tre indicazioni che riteniamo prioritarie. Occorre, innanzitutto, prendere atto che ogni prima lettura del testo è sempre ingenua e non ci si deve fermare qui. Si correrebbe il rischio di «leggersi» nel testo piuttosto che leggere il testo. Poi, è necessario evitare di colmare i silenzi presenti nel testo. Quello che un testo non dice... non lo dice! E il silenzio è sempre un silenzio e fa parte di «quel testo». Infine, non cadere nell'equivoco di pren- dere un testo per quello che non è. I testi biblici non sono cronache in diretta di quanto è narrato. Sono, invece, riflessioni o racconti scritti alla luce dei fatti accaduti. Sono testi composti alla luce della risurrezione e dopo decenni di vita delle prime comunità cristiane. Le domande da porre a un testo biblico: che cosa dice? (è il momento indispensabile dell'analisi-ascolto-dialogo); è vero ciò che dice? (si tratta di comprendere in che cosa, a che livello il testo è veritativo); quale messaggio rivela a me oggi (è il momento dell' attualizzazione). E l’attualizzazione implica sempre una duplice attenzione: ascolto del testo e ascolto della propria e altrui vicenda storica. Uomini distratti dalla domande serie della vita leggeranno i testi, ma passeranno «a fianco» di essi: non un dialogo ma solo un monologo.
Arcangelo Bagni
Responsabile Settore Apostolato biblico
Ufficio per la Catechesi