Beato Nicolò Rusca





La santità non è una questione d'altri tempi e di luoghi lontani; è una vicenda concreta e quotidiana che deve interpellarci perché il Signore ha scelto ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4).
Nella Solennità di tutti i Santi, la Chiesa ci indica coloro che attraverso la loro vita hanno realizzato un'imitazione di Cristo esemplare e pertanto degna dell'ammirazione dei fedeli; fra questi ricordiamo  l'arciprete di Sondrio Nicolò Rusca. Scoprite attraverso la sua memoria come  rendere vivo in noi il Cristo Risorto.



Beato Nicolò Rusca (Bedano, 20 aprile 1563 – Thusis, 4 settembre 1618)
un sacerdote esemplare
 
Nicolò Rusca nacque il 20 aprile 1563 a Bedano, parrocchia attualmente nel Canton Ticino, ma a quei tempi nel territorio della diocesi di Como. Dopo aver studiato a Pavia e a Roma, completò la sua formazione sacerdotale al Collegio Elvetico di Milano, sotto l’occhio vigile dell’arcivescovo Carlo Borromeo. Ordinato sacerdote il 23 maggio 1587, venne dapprima inviato in una parrocchia non distante dai suoi luoghi natali.

Dopo appena tre anni, nel 1590, il vescovo di Como Feliciano Ninguarda nominò Nicolò Rusca arciprete di Sondrio e lo inviò in quella difficile parrocchia. La Valtellina, infatti, a quel tempo, era sotto il dominio delle Tre Leghe, un piccolo stato autonomo corrispondente all’attuale Canton Grigioni. I dominatori, dopo aver abbracciato l’eresia protestante, avevano contribuito alla sua diffusione anche nei territori valtellinesi. Inoltre, alcuni dei predecessori di Nicolò Rusca non si erano distinti per particolari doti intellettuali e morali.

Il nuovo arciprete, animato da profonda fede ed operosa carità, seppe in poco tempo risollevare le sorti della sua parrocchia e dare nuovo slancio spirituale alle anime affidate alle sue cure. Spese tutte le sue energie preoccupandosi unicamente della gloria di Dio e della salvezza delle anime. La sua opera pastorale ebbe come cardini l’importanza data alla celebrazione del Sacrificio della Messa, l’amministrazione dei sacramenti, l’assidua predicazione della Sacra Scrittura e la riorganizzazione dell’insegnamento della dottrina cristiana. In quegli anni Nicolò Rusca istituì anche la confraternita del Santissimo Sacramento, rinnovò i luoghi di culto e si impegnò nel sostegno concreto ai poveri e derelitti. La difficile situazione politica europea contribuì a rendere instabile il già precario equilibrio che si era creato in Valtellina tra cattolici ed eretici. 

La situazione si aggravò e nel 1617 alcuni esponenti estremisti della confessione protestante istituirono a Thusis, poco distante dal capoluogo Coira, un tribunale per punire quelli che da loro erano considerati nemici della patria e traditori. Si trattava di un espediente per togliere di mezzo i cattolici più influenti e preparati. La notte del 25 luglio 1618 Nicolò Rusca venne rapito da uomini armati e, legato a un mulo, fu condotto a Thusis per essere giudicato. L’arciprete riuscì a difendersi da tutte le infondate accuse. Gli eretici allora lo sottoposero per due giorni consecutivi a crudeli ed indicibili torture durante le quali, la sera del 4 settembre 1618, l’invitto arciprete rese l’anima a Dio.



Fu così che Nicolò Rusca pagò con il martirio la sua fede in Cristo e la sua fedeltà alla Chiesa cattolica. Finalmente il 21 aprile 2013, a Sondrio, davanti ad una grande folla di fedeli giunti da ogni dove, il cardinale Angelo Amato, a nome del Santo Padre, ha beatificato il martire Nicolò Rusca innalzandolo così, dopo tanta attesa, alla gloria degli altari.



 



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