Domenica del Buon Pastore
Dal Vangelo secondo Giovanni (10, 11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore
Pecore di un buon pastore
L'interpretazione delle letture di oggi potrebbe essere comoda, per noi. Ci si potrebbe fermare alla contemplazione: Cristo è il buon pastore, non potremmo avere una guida e una protezione migliore! Cristo è la nostra salvezza, e non esiste cosa, valore o uomo ("sotto il cielo", dice San Pietro) che possa essere più efficace di Lui.
Dio ci ha chiamati suoi figli, "e noi lo siamo realmente", scrive San Giovanni. Non ci può essere onore più grande. Ce n'è abbastanza per bearsi di questi doni e sostare tranquilli e inoperosi nei rigogliosi pascoli del Signore.
"Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me ... e do la mia vita per le pecore". Conoscere, nella tradizione biblica, è un verbo dal significato più ampio di quello che noi diamo oggi. Non si tratta di conoscenza superficiale (ne ho sentito parlare), né intellettuale (ho approfondito le sue idee), né amicale (ci tengo a lui, ma non siamo sempre d'accordo). Si tratta di sentirsi parte l'uno dell'altro, di pensare e operare all'unisono.
Gesù mostra quanto conosce il Padre dall'amore con cui muore per le sue pecore. Noi conosciamo Gesù nella misura in cui offriamo la vita per le sue pecore, ossia i nostri fratelli.
Essere Figli di Dio è una grazia e una responsabilità: significa avere a cuore tutti, anche quelli che non "provengono dallo stesso recinto". E impegnarsi per costruire l'unità.