Epifania del Signore
E' Gesù e viene da Dio
La festa dell'Epifania, per i nostri ragazzi, coincide con la conclusione del periodo natalizio e delle sue vacanze, magari con un'appendice di doni legati alla munifica befana (la parola è una corruzione lessicale di "Epifania").
In effetti nel calendario cristiano tutti gli anni ha lo scopo di "allargare il presepe", ricordandoci che Cristo è venuto per tutti gli uomini e le donne del mondo.
I magi, sapienti venuti dall'Oriente, rappresentano coloro che accolgono subito il Cristo, pur non essendo parte del popolo a cui Dio l'aveva promesso. Il loro atteggiamento ci insegna che per incontrare Gesù bisogna cercarlo ("Dove è il Re dei Giudei?"), vedere i suoi segni ("Abbiamo visto la sua stella"), andare verso di Lui ("siamo venuti per adorarlo").
Adorare il Signore non significa soltanto inchinarsi davanti a un re e omaggiarlo di doni (oro in quanto re, incenso in quanto Dio, mirra in quanto Salvatore), ma cambiare strada dopo averlo incontrato.
I magi capiscono quanto quel bambino è prezioso e quanto il potere disterà dal suo messaggio. Non possono essere complici dello spegnimento di quella luce da parte della cattiveria e dell'invidia umana, rappresentata dal Re Erode.
La luce di Cristo illuminerà ogni popolo che vorrà seguire i suoi passi e costruire un mondo nuovo.
Omelia Vescovo Oscar nella solennità dell'Epifania
I
Magi, che il Vangelo ci ha appena presentato, sono il ritratto più
vero dell’uomo che è in ricerca, dell’uomo di ogni tempo che non si
accontenta di risposte prefabbricate sui problemi scottanti della vita,
di quanti non si limitano a facili soluzioni consolatorie.
I
Magi di Oriente sono vera immagine dell’uomo che si fa pellegrino,
anche se con una certa inquietudine interiore, e non si dà per vinto pur
di trovare soluzioni ai grandi interrogativi della vita: “Dove trovo la verità? In che cosa consiste la felicità? Per chi vale la pena di vivere?”
Ed
ecco che i Magi, sotto la guida della stella, si dirigono verso
Gerusalemme, ma essi sbagliano bersaglio. Si recano dai potenti di
turno, che credono di avere in mano le sorti del mondo e la risposta a
tutte le domande.
Rifugiato
nel suo palazzo, Erode non nasconde la sua sete di potere, rivela la
sua ansia di perdere ciò che gli può sfuggire di mano da un momento
all’altro, manifestando così la sua debolezza.
I
Magi si accorgono che i consigli di Erode sono fallaci. Non è Erode il
detentore della verità. Allora essi accettano di essere indirizzati
dalla stella, che risplende nuovamente per loro, verso un’altra strada.
Comprendono che la luce della verità deve venire da altrove e si
rimettono in ricerca, anzi si lasciano condurre dalla grazia di Dio, che
precede e illumina tutti coloro che cercano appassionatamente la
verità.
La
verità c’è, tuttavia non è una risposta teorica, disincarnata. La
verità è sempre visibilizzata dall’amore. La verità è incarnata da una
persona che ama. E’ Colui che un giorno ha detto: “Io sono la via, la
verità e la vita”. I Magi sono dei veri ricercatori di Dio perché solo
in lui trovano la pienezza del bene, della verità, della giustizia.
Essi scoprono
nella capanna di Betlemme la verità incarnata in un tenero bambino.
Dentro la sua umanità rifulge la pienezza della divinità. Attraverso la
tenerezza e la semplicità, il Re del mondo manifesta il vero uomo che ciascuno di noi è chiamato a diventare.
Nell’incontro
con un umile bambino, il Dio fatto uomo, lui che è la verità dell’uomo,
i Magi diventano veramente sapienti, riconoscono cioè chi è il vero
uomo, ossia colui che ama, l’ uomo che si dona, anche a prezzo di
sacrificio.
Tornati ai loro paesi, i Magi testimonieranno di aver trovato in Gesù Colui che risponde e soddisfa tutte le domande.
Mettiamoci
anche noi alla sua scuola ed egli ci confiderà l’amore infinito di Dio
che permette anche a noi di vivere pienamente e di amare fino alla fine.